Come la vulnerabilità ti aiuta a creare una leadership consapevole
Hai mai notato come, fin da piccoli, ci insegnano a essere forti, a non mostrare le nostre debolezze? “Non piangere”, “Fatti forza”, “Non mostrare che hai paura”. Cresciamo costruendo muri, indossando maschere, nascondendo parti di noi stessi. Ma cosa succederebbe se ti dicessi che proprio in quella vulnerabilità che tanto temiamo si nasconde un superpotere per la leadership consapevole?
Perché la vulnerabilità è una compagna di viaggio per leader consapevoli
La vulnerabilità è come quella sensazione di vertigini quando ti affacci da un posto alto: sai che potresti cadere, e questo ti spaventa. È quel momento in cui mostri chi sei veramente, con tutte le tue incertezze e le tue paure. Come dice Brené Brown, ricercatrice e storyteller: “La vulnerabilità non è debolezza; è la nostra più accurata misura del coraggio” (The Power of Vulnerability, 2010).
Come le nostre difese diventano le prigioni che ci impediscono di essere leader efficaci
Quante volte ti sei trovato a costruire muri per proteggerti? Abbiamo sviluppato strategie sofisticate per evitare di sentirci vulnerabili:
– Perfezionismo
– Controllo ossessivo
– Distacco emotivo
– Cinismo
Daniel Goleman, nel suo lavoro sull’intelligenza emotiva, sottolinea come ” questi meccanismi di difesa, seppur protettivi nell’immediato, finiscono per limitare la nostra capacità di connetterci autenticamente con gli altri” (Emotional Intelligence, 1995).
Il ribaltamento: la CNV e il potere della vulnerabilità nella leadership
Marshall Rosenberg ha rivoluzionato il modo di vedere la vulnerabilità attraverso la Comunicazione Non Violenta (CNV). Lui ci insegna che esprimere i nostri bisogni e sentimenti più profondi non è un segno di debolezza, ma la chiave per una connessione autentica.
Immagina di poter dire “Ho paura di non essere all’altezza” invece di mascherare questa paura con aggressività o distacco. La CNV ci propone un modello in quattro passi:
1. Osservare senza giudicare
2. Riconoscere i nostri sentimenti
3. Identificare i bisogni
4. Formulare richieste chiare
La vulnerabilità nella CNV: l’effetto specchio
Rosenberg ci offre un esempio illuminante di come la vulnerabilità crei uno spazio di connessione autentica. Nel suo libro “Nonviolent Communication: A Language of Life” (2003), racconta di un workshop dove una manager condivise la sua esperienza:
“Durante una riunione particolarmente tesa, invece di mantenere la mia solita postura professionale distaccata, ho deciso di condividere quanto mi sentissi insicura e preoccupata per il progetto. Ho detto: ‘Sento il peso di questa decisione e ho paura di fare la scelta sbagliata. Ho bisogno del vostro supporto per trovare la migliore soluzione possibile.’ In quel momento, ho visto i volti dei miei collaboratori cambiare. Uno dopo l’altro hanno iniziato a condividere le loro preoccupazioni e idee in modo più aperto e costruttivo.”
Rosenberg spiega che quando mostriamo la nostra vulnerabilità, attiviamo nel nostro interlocutore quello che lui chiama “il riflesso empatico”. È come se dessimo il permesso all’altro di abbassare le proprie difese. Questo accade perché:
1. Rompiamo il ciclo della “perfezione attesa”
2. Creiamo uno spazio sicuro per l’autenticità
3. Dimostriamo fiducia nell’altro
4. Permettiamo una connessione a livello umano, non solo professionale
Rompere il ciclo della “perfezione attesa”: Mostrando vulnerabilità, il leader smette di mantenere l’immagine di perfezione, abbassando il muro che crea distanza.
Creare uno spazio sicuro: La condivisione della propria insicurezza invita gli altri a essere più aperti, generando un ambiente dove l’autenticità può emergere senza paura di giudizio.
Dimostrare fiducia nell’altro: Chiedere supporto rafforza il legame di fiducia, mostrando che il leader conta sul team per trovare soluzioni condivise.
Permettere una connessione umana, non solo professionale: Mostrando la propria vulnerabilità, si stabilisce un collegamento profondo che va oltre il ruolo professionale, creando empatia e comprensione reciproca.
La vulnerabilità nella leadership: da debolezza a superpotere
Ed eccoci al cuore del discorso. Come può un leader abbracciare la vulnerabilità? Brené Brown ha dedicato anni di ricerca a questo tema, offrendoci strumenti pratici per integrare la vulnerabilità nella leadership.
Esercizi pratici per leader coraggiosi:
1. Il diario della vulnerabilità
Dedica 5 minuti ogni sera a scrivere un momento in cui ti sei sentito vulnerabile durante la giornata. Come lo hai vissuto? Cosa hai imparato?
2. La pratica del feedback vulnerabile
Durante i meeting con il team, inizia tu per primo condividendo una sfida che stai affrontando. Brown suggerisce di usare frasi come “Non ho tutte le risposte” o “Ho bisogno del vostro aiuto per questo”.
3. L’esercizio dello specchio
Ogni mattina, guardati allo specchio e pronuncia ad alta voce una tua vulnerabilità. Poi, trasformala in un punto di forza.
Un invito alla riflessione sulla vulnerabilità nella leadership
Mentre ti avvicini alla fine di questo articolo, ti invito a fermarti un momento. Respira. Pensa a tutte le volte in cui hai nascosto la tua vulnerabilità credendo di dover essere invincibile. E se proprio quella vulnerabilità fosse la chiave per una leadership più autentica e impattante?
Come dice poeticamente Rumi, il grande poeta mistico persiano del XIII secolo, nel suo “Essential Rumi” tradotto da Coleman Barks (1995): “La ferita è il punto da cui la luce entra in te”.
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Bibliografia
– Barks, C. (1995). The Essential Rumi. HarperOne.
– Brown, B. (2010). The Power of Vulnerability. Sounds True.
– Brown, B. (2018). Dare to Lead. Random House.
– Goleman, D. (1995). Emotional Intelligence. Bantam Books.
– Rosenberg, M. (2003). Nonviolent Communication: A Language of Life. PuddleDancer Press.
– Rosenberg, M. (2005). Speak Peace in a World of Conflict. PuddleDancer Press.